Il problema dell’indebolimento delle ossa in assenza di gravità è molto grave per gli astronauti, soprattutto nell’avvicinarsi dell’esplorazione del sistema solare porterà l’uomo su Marte.
Lo studio dell’adattamento dello scheletro alla microgravità dell’Iss sarà uno dei temi della prossima missione di Paolo Nespoli, che in questi giorni sta iniziando analisi e prelievi per confrontare i parametri prima e dopo il “viaggio”.
Astronauta dell’Esa e dell’Asi, maggiore dell’Esercito, ingegnere aerospaziale, protagonista di missioni nel 2007 e nel 2010/2011, ora a Star City a Mosca in pieno training, Nespoli avrà appena compiuto 60 anni quando l’anno prossimo decollerà da Bajkonur per la sua terza avventura in orbita. Dice Nespoli: «Gli astronauti sulla Iss sono al tempo stesso scienziati e cavie. In brevissimo tempo il corpo umano, quando si trova nella microgravità della stazione spaziale destina meno attenzione a particolari parti, soprattutto dello scheletro, che lassù servono meno. Il calcagno, il trocantere del femore, la colonna vertebrale, ad esempio, sono meno sollecitati e quindi la loro densità tende a diminuire proprio come avviene con l’osteoporosi. Nella prospettiva di lunghi viaggi verso altri pianeti c’è quindi l’esigenza di contrastare questo indebolimento delle ossa sottoponendoci ad almeno due ore di “sport” al giorno sull’Iss e di integrare la dieta con calcio, che nello spazio viene espulso in quantità maggiori nelle urine, proteine e vitamina D. Quest’ultima, indispensabile per fissare il calcio alle ossa, serve anche a contrastare la mancanza di esposizione alla luce solare diretta. Infatti oggi la maggior parte delle donne over 60 integra la dose di vitamina E».
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)