L’obbiettivo del Disegno di legge sull’invecchiamento attivo, in fase di lettura alla Commissione Affari sociali della Camera è di sostenere l’impegno degli anziani nel volontariato e in attività di «utilità sociale» nei Comuni. «Una persona che va in pensione, con l’esperienza e le competenze accumulate nel corso della vita, è una risorsa per la società — dice Adriano Musi presidente di Ada, Associazione per i diritti degli anziani —. La proposta di legge valorizza esperienze già esistenti: dai “nonni vigili” davanti alle scuole, alla sorveglianza di parchi e giardini, dalla tutela dei beni culturali fino alla compagnia a persone sole e fragili». «Se si considera che una volta usciti dai circuiti del lavoro oggi si vive altri 20-30 anni, — aggiunge Enzo Costa, presidente nazionale di Auser — non si può continuare a pensare alla vecchiaia come una fase marginale della vita, quasi sempre associata a una condizione di non autosufficienza». Insomma, come ribadisce anche l’Associazione 50&Più nel suo recente dossier sull’invecchiamento attivo, occorre spostare l’attenzione dall’aspetto quantitativo (quanti stanno invecchiando?) a quello qualitativo (come stanno invecchiando?). Nella proposta anche un discorso legato alla formazione permanente, che offre nuovi stimoli di socializzazione e allontana il decadimento cognitivo. Inoltre sollecitazioni al Ministero della Salute per azioni che portino al mantenimento del benessere
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)