L’ articolo è basato su uno studio qualitativo delle persone anziane che vivono in casa propria in una grande città in Svizzera, e sono state intervistate circa il loro senso di sicurezza o di pericolo. Questo studio prende le distanze dagli approcci che affrontano questo problema solo dal punto di vista della paura del crimine. I risultati rivelano un importante contrasto fra la tendenza dei media e istituzioni per denunciare il presunto pericolo per le persone anziane che sono più esposte ai crimini, e le preoccupazioni reali espresse dagli stessi anziani . Infatti, anche se i dati mostrano un ritiro graduale degli anziani nel loro quartiere e in casa, diverse persone intervistate non hanno segnalato di sentirsi in pericolo. Gli intervistati principalmente associano la sicurezza con la propria crescente vulnerabilità, il che li porta a sviluppare varie strategie per contrastare le limitazioni legate all'invecchiamento, in particolare in rapporto alla mobilità. Queste strategie sono parte di un processo di disimpegno, che non deve essere inteso come un ritiro da un mondo percepito come pericoloso solo in termini di criminalità, ma come un adattamento che permette alle persone anziane di mantenere le proprie attività significative anche quando l'aumento della loro fragilità li rende vulnerabili. Bisogna quindi ascoltare le definizioni soggettive di sicurezza ed interpretarle in termini di processo di disimpegno, così da rilevare l'importanza di considerare diversi aspetti della percezione di sicurezza ed adottare gli ambienti di vita degli individui anche in considerazione di queste percezioni.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)