Il priore del Belgio, Gabriel Ringlet assiste i pazienti che decidono di morire perchè non bisogna «sottostimare la forza dell’impotenza divina». Di Ringlet, da anni “voce protestataria” del Cattolicesimo belga che non ha esitato a difendere il matrimonio tra divorziati o a interrogarsi sul celibato dei preti, esce Vous me coucherez nu sur la terre nue, dove il priore difende l’eutanasia e ammette che da alcuni anni accompagna alla morte i pazienti in fin di vita. Spiega Ringlet: «Quando non si ha altro modo per ovviare a sofferenze immani, il problema non si pone. Tanto vale che il tutto avvenga il meglio possibile, da un punto di vista umano e spirituale». In Belgio, dal 2002, è consentita l’eutanasia in casi molto specifici. Ringlet condivide la scelta dei prelati di rifiutare l’accanimento terapeutico e di accettare le cure palliative per i pazienti più gravi, ma non capisce come la Chiesa del Belgio possa accettare la sedazione e al tempo stesso condannare l’eutanasia. Ringlet scrive: «Credo a un Dio fragile, altrimenti non capirei il problema del Male se Dio fosse onnipotente. Se invece lo considero fragile, diventa per me che sono in sofferenza una forza formidabile. Mi piace citare Fiodor Dostoevskij, che diceva: Se l’inferno esiste, Dio vi si trova; e non lo lascerà finché l’ultimo degli uomini non lo avrà lasciato».
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)