E’ stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences lo studio della Duke University guidati da Dan Belsky in cui hanno sottoposto mille volontari a una batteria di 18 test: dalla forza della mano all’equilibrio su un piede solo, dai quiz di intelligenza alla salute delle gengive, dalla capacità respiratoria agli esami di sangue, fegato e cuore. Assegnando un punteggio a ciascun test, i ricercatori hanno calcolato l’età biologica dei loro volontari e l’hanno confrontata con l’età anagrafica, trovando discrepanze anche di 23 anni. Quindi si può dire che l’invecchiamento inizia da giovani e che già prima dei 40 anni lo si può osservare nei tessuti del nostro corpo, e che nessuno dei nostri organi invecchia nello stesso identico tempo degli altri. Da qui la necessità per gli studi sulla longevità di trovare “orologi” per misurare con la massima precisione il ticchettio del tempo per ogni singolo individuo. Spiega Steve Horvath, il genetista e bioinformatico dell’università della California a Los Angeles che nel 2013 ha rivoluzionato il settore dei marcatori dell’età biologica «Non solo alcuni individui invecchiano più rapidamente di altri. Anche all’interno di uno stesso individuo ci sono tessuti che invecchiano più di altri. Il cervelletto per esempio è la parte più giovane del corpo. Studiando trenta diversi tessuti di sei centenari abbiamo trovato che questa parte del cervello invecchia lentamente…». L’orologio dell’età biologica scoperto da Horvath ha una precisione vicina al 100% nella misurazione del grado di invecchiamento dei tessuti del corpo, questo perchè le cellule di ogni persona riportano impressa nel loro Dna l’età dell’individuo anche appena formate. «Nessuno ne conosce il motivo, ma il livello di metilazione del Dna è in grado di marcare con precisione l’età biologica dell’individuo cui quella cellula appartiene» spiega Claudio Franceschi dell’università di Bologna, pioniere degli studi sui centenari nel nostro paese. Ovviamente il passo successivo e capire come rallentare il processo di invecchiamento«Con il nuovo strumento possiamo misurare l’efficacia delle nostre tecniche anti- invecchiamento, dalla dieta mediterranea all’esercizio fisico. Questo è uno degli obiettivi del progetto Nu-Age» conclude il professor Franceschi «È perfettamente chiaro però che malattie diverse come diabete, demenza o tumori condividono meccanismi di base simili. Tutte hanno lo stesso fattore di rischio: l’invecchiamento. Evidentemente con il passare del tempo nel nostro organismo si guastano dei meccanismi fondamentali. E le malattie ne sono la conseguenza.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)