Fausto Brizzi presenta il suo ultimo film, Forever young , che uscirà nelle sale il 10 marzo e invita la generazione degli ex ventenni degli anni Ottanta, ormai adulti maturi, a non fingersi eterni adolescenti un po’ appannati dal tempo che passa. Nel film infatti i protagonisti sembrano rifiutare l’anagrafe del 2016, rifugiandosi nei ritmi rassicuranti degli Anni '80 e inseguendo amori giovani. Si ride ma si riflette su un costume sempre più diffuso: l’incapacità di «diventare adulti». Spiega Pierluigi Policastro, presidente della Sipap, Società italiana psicologi area professionale: «In una società in cui le aspettative di successo sono legate all’immagine esteriore e all’efficienza che si vuole ostentare davanti agli altri, le rughe e i segni del tempo che passa sono interpretati più come una perdita che come il grande arricchimento frutto dell’esperienza. C’è chi fatica ad accettare i cambiamenti legati all’età. È molto sano valorizzare la condizione anagrafica ricordando quanto siamo fortunati: abbiamo una lunga attesa di vita. Il segreto è valorizzare le proprie risorse in modo coerente con l’età». Lo statistico e demografo Roberto Volpi colloca negli Anni '80 l’inizio del rifiuto dell’età che avanza: «Comincia allora la formidabile applicazione della tecnologia e delle scienze alla vita umana. Negli ultimi dieci anni l’aspettativa di vita si è enormemente ampliata. È inevitabile che tutto questo porti all’idea di una gioventù perenne, fenomeno che investe ora proprio gli ex ventenni degli Anni '80. Dopo l’esplosione, ci sarà un assestamento, l’allungamento della vita diventerà una regola».
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)