Ripensare le relazioni con la casa e il contesto di quartiere per difendere il diritto degli anziani ad invecchiare a casa propria. Un obiettivo che passa per l’adeguamento ai nuovi bisogni dei modelli abitativi, la riduzione delle barriere architettoniche, un sistema continuo di assistenza sociosanitaria (nel quadro di Piani di zona integrati con la dimensione urbanistica) e rendere sempre più disponibili i servizi di tecno-assistenza intelligente. Un crescente numero di anziani (e tra questi quelli con limitazioni funzionali) abita solo, in case di proprietà spesso non adeguate alle loro esigenze. L’assistenza domiciliare è in larga parte affidata alle famiglie, in particolare delle donne, su cui pesano un lavoro di cura informale sempre più oneroso e un sistema dei servizi sociosanitari inadeguato per cultura, consistenza, presenza territoriale. La stragrande maggioranza delle persone anziane chiede di poter invecchiare nella propria casa. Un dato che assume maggiore valore, si spiega, se si pensa che l’80% degli anziani italiani sono proprietari delle case in cui vivono. Poter assecondare questa richiesta, però, dipende in larga misura dalla qualità della loro abitazione e dalla qualità del welfare di prossimità (quartiere) in cui l’abitazione è situata. E la sfida prima di tutto è culturale.
(Fonte: tratto dall'articolo)