All'apparenza è una stanza vuota, ma nasconde un mondo hi-tech. I muri e il pavimento sono monitor e basta indossare un paio di occhiali speciali e impugnare un joypad per essere trasportati in una piazza o una strada di città, nella stanza di un appartamento, su un palcoscenico davanti a una platea affollata, in un contesto naturale e rilassante dove scorre una cascata d'acqua. E tutto è talmente realistico che è possibile vedere anche il proprio corpo interagire con l'ambiente, sentire i rumori, gli odori. In realtà il protagonista del viaggio è sempre nello stesso posto: nella stanza di un ospedale di Milano, l'Istituto auxologico italiano. E quello che sta sperimentando non è un nuovo videogame, ma un percorso di riabilitazione o cura personalizzato. Perché qui l'era della cybertherapy è diventata una realtà. Il cammino è cominciato circa 20 anni fa, quando la tecnologia era ancora embrionale - una promessa più che una realtà - ed è culminato adesso con il debutto di due 'Cave', stanze dove si sperimenta la Telepresenza immersiva virtuale (Tiv). Ambienti avveniristici dedicati all'attuazione di programmi virtuali a sostegno dell'intervento terapeutico. In queste stanze le persone provano a riprendere in mano la loro vita dopo un ictus; i pazienti schiacciati da ansia, fobie o stress si mettono alla prova guardando in faccia le paure e le situazioni che scatenano i loro disturbi; anziani fragili alle prese con difficoltà motorie e cognitive si misurano con le sfide della quotidianità e provano a riavvolgere il nastro di una demenza senile che comincia ad affacciarsi.
(Fonte: tratto dall'articolo)