Si diventa anziani in salute iniziando a pensarci appena si entra negli «anta», perché le prime avvisaglie della fragilità si possono riconoscere già a quarant’anni. Per fortuna, perché poi c’è tutto il tempo per rimettersi in carreggiata e rimediare, se ci si accorge di avere una discreta probabilità di diventare anziani non più autonomi nelle attività quotidiane. L’importante è farsi qualche domanda, come suggerisce uno studio pubblicato su BMC Geriatrics che sottolinea come nel decennio fra quaranta e cinquanta anni il 45 per cento delle persone abbia già segni di pre-fragilità. «Non è questione di età, si comincia a camminare sul sentiero della fragilità molto prima dei settant’anni. Per questo bisogna conoscere i fattori che portano alla perdita di autonomia, individuarne l’eventuale presenza dai quarant’anni in poi e soprattutto agire subito per contrastarli», osserva Sue Gordon del Caring Future Institute della Flinders University australiana.
«Occorrerebbe farlo perfino prima», osserva Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria. «Il grado di sviluppo della massa ossea al termine dell’accrescimento, per esempio, è la base da cui inizia il declino che può portare a osteoporosi e quindi cadute, fratture e alla fragilità che ne deriva: è importante perciò raggiungere una buona massa ossea iniziando dall’età dello sviluppo con le buone abitudini, dall’esercizio fisico alla dieta adeguata. Oltre a migliorare la dieta e aumentare l’esercizio fisico, che fare intorno agli «anta» per diventare anziani indipendenti e sani? «Non fumare, perché il fumo è ossidante, riduce l’appetito e predispone a malattie croniche responsabili di sarcopenia, la riduzione del tessuto muscolare che rende fragili tanti anziani; e curare gli interessi culturali e le relazioni sociali perché giovano al tono dell’umore, mentre solitudine e isolamento predispongono a depressione e declino cognitivo, fattori di rischio per la fragilità», conclude Incalzi.
(Fonte: tratto dall'articolo)