Giuseppe Maria Milanese, presidente della cooperativa Operatori Sanitari Associati e presidente nazionale di Confcooperative Sanità, spiega la situazione di relativa tranquillità vissuta nelle nelle rsa di Mesagne e Ostuni (Brindisi).
"Abbiamo subito optato per una scelta dolorosa: quella di chiudere prima di chiunque le strutture ai familiari, spiegandone le ragioni e provando a lenire le preoccupazioni dei parenti con un efficace sistema di videochiamate quotidiane. Grazie ad una consolidata rete di rapporti commerciali, siamo riusciti a reperire immediatamente sul mercato i Dpi ( Dispositivi di Protezione Individuale)adeguati, potendo quindi dotare il nostro personale sanitario delle protezioni adeguate. Inoltre con un triage ad ogni turno abbiamo monitorato la salute di chi entrava nelle residenze e al primo anche lontano sospetto, lo abbiamo lasciato a casa. La nostra organizzazione, dai tempi dell'Aids, passando di Tbc e kLebsiella, che abbiamo dovuto contrastare negli anni, era preparata a fronteggiare eventi correlati a contagi, con una struttura appositamente dedicata nella Direzione sanitaria aziendale".
Milanese conclude: "La fase 2, da un punto di vista del pianeta Salute, dovrebbe essere già cominciata 20 anni addietro. Scontiamo un ritardo spaventoso che oggi si è palesato in una serie di inefficienze scaricate sulla pelle dei cittadini incolpevoli, trascurando il tema dell'invecchiamento degli italiani e delle malattie croniche che alla luce di una crisi mondiale scatenata dalla pandemia, e diventato cruciale".
(Sintesi redatta da: D'Amuri Vincenzo)