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Divari Alvise

Abitazione sociale: dati e bisogni

Prospettive Sociali e Sanitarie, 3/2019, 2021, pp.8-13

Abitazione sociale: dati e bisogni

L’Italia si colloca tra gli Stati UE con la peggior qualità dell’abitazione: un italiano su quattro vive in ambienti troppo piccoli e sovraffollati e circa l’11,5% della popolazione residente è gravemente deprivata, con una quota sensibilmente inferiore solo a quella registrata in Lettonia (16,4%), Ungheria (19,4%), Grecia (22,2%), Romania (22,7%) e Bulgaria (34,2%).

Gli anziani si trovano nelle condizioni abitative migliori sia perché più raramente vivono in situazioni di sovraffollamento (vi è un solo 10% contro il 41% dei minori e il 30% degli adulti tra i 18 e i 64 anni), sia perché più spesso risultano proprietari dell’abitazione (Istat, 2016). Buona parte del patrimonio immobiliare versa in cattive condizioni e ciò costituisce un paradosso di staticità economica dal momento che, per un giovane senza disponibilità economica, una riqualificazione sistemica può risultare attrattiva, mentre per l’anziano che dovrebbe disporre di risorse, non lo è affatto.

L’Italia è dunque un Paese di "poveri vecchi" proprietari di case antiquate: nel 2015 il patrimonio residenziale immobiliare esistente è stato in gran parte di proprietà degli anziani con il 41% del totale delle abitazioni. Un patrimonio di case vecchie, con più di 50 anni (il 54,9%), munite di impianti fuori norma in materia di sicurezza e con molte barriere architettoniche (Auser, 2015). La popolazione anziana è “ricca” di case, in ipotesi ereditate e/o acquistate tante anni fa, ma povera sul piano reddituale (dovendo anche far i conti con i costi della propria assistenza) e, dunque, in difficoltà a intraprendere quegli interventi di ristrutturazione e adeguamento del proprio patrimonio in rapporto alle mutate esigenze. Il mattone non costituisce più da lungo tempo un bene rifugio.

La titolarità del cespite immobiliare è diventata lo scotto da pagare in base alla rendita catastale, avendo un peso consistente nel calcolo ISEE per il contributo dei Comuni alle spese sanitarie per le RSA, IPAB, ecc. (cosiddetta “retta alberghiera”) che, per prassi, sono garantite da ipoteca sul medesimo immobile. Dunque, l’anziano titolare dell’immobile e i suoi parenti sono legati su due fronti: da un lato la titolarità dell’immobile spesso non consente di fruire del contributo comunale e occorre perciò corrispondere la retta di tasca propria e/o con l’aiuto dei parenti (previa ipoteca dell’immobile); dall’altro l’ente assistenziale si rivarrà sul medesimo immobile, (che ormai, proprio perché obsoleto, ha perso il suo valore di mercato) e sui parenti per il pagamento delle esose rate di alloggiamento dell’assistito.

In conclusione, oltre il 72% dei cittadini italiani, in larghissima misura persone in età avanzata, è proprietario dell’abitazione in cui vive ed è in pensione (e, suo malgrado, atteso il consistente numero di persone che orbitano sotto la soglia della povertà, non è raro debba far assistenza e opera di pia provvidenza verso i propri famigliari).

(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)

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Autore (Cognome Nome)Divari Alvise
Casa Editrice, città
Collana
Anno Pubblicazione2021
Pagine8-13
LinguaItaliano
OriginaleSi
Data dell'articolo19000101
Numero3/2019
Fonte
Approfondimenti Online
FonteProspettive Sociali e Sanitarie
Subtitolo in stampaProspettive Sociali e Sanitarie, 3/2019, 2021, pp.8-13
Fonte da stampare(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)
Volume
Approfondimenti
Divari Alvise
Attori
Parole chiave: Abitazione Patrimonio: investimenti, assicurazioni, problemi economici Povertà