Il tema della “transizione” delle persone anziane in una struttura residenziale, intesa come il passaggio da una condizione e un contesto di vita ad un altro, è ampiamente trattato in letteratura. Ottenere un buon percorso di transizione dipende da diversi fattori: innanzitutto dalla possibilità per la persona e i familiari di sentirsi coinvolti e partecipi nel processo decisionale, senza pressioni dettate dall’urgenza, esercitando una scelta consapevole; un altro aspetto importante riguarda l’esigenza per le persone anziane di mantenere le relazioni importanti pregresse all’inserimento e, al contempo, di strutturare nuovi rapporti significativi.
Anche una comunicazione efficace tra ospiti, familiari e staff della struttura, prima e dopo l’inserimento, contribuisce a creare un clima di fiducia generalizzato; inoltre, le ricerche evidenziano come sia utile prevedere interventi di sostegno specifici rivolti agli ospiti delle strutture e ai loro familiari, sia sugli aspetti pratici e organizzativi sia sul piano psicologico ed emotivo. In quest’ottica è di grande importanza la presenza degli assistenti sociali. Questi, seppur con altre figure di professionisti, sono presenti nel momento di intermediazione con le famiglie nell’organizzazione e nel coordinamento con le strutture presso gli enti locali.
Un aspetto interessante è la funzione nel de-stigmatizzare la scelta dell’inserimento in struttura, aiutando le famiglie a prendere una decisione consapevole e informata. Gli AS entrano anche in campo quando l’inserimento in una struttura protetta segue alle dimissioni ospedalieri dopo un ricovero. La questione dell’integrazione tra la componente sociale e quella sanitaria emerge quando la persona che deve essere dimessa necessita di supporti assistenziali o dell’inserimento in una struttura protetta. Il raccordo tra l’ospedale e la rete dei servizi sociosanitari del territorio resta infatti un aspetto critico.
I dati mostrano che quasi il 90% delle persone con più di 65 anni che effettuano ricoveri multipli in ospedale è stato precedentemente dimesso al domicilio senza alcuna forma di presa in carico assistenziale. Peraltro, la presenza di un servizio sociale ospedaliero non risolve automaticamente le criticità della fase di dimissione, perché i tempi dell’ospedale e quelli necessari all’attivazione di un intervento territoriale non sempre coincidono, in particolare quando si tratta di inserire la persona in una struttura residenziale.
Data l’eterogeneità delle strutture, la figura dell’AS non è presente all’interno di tutte le strutture protette. Le funzioni di coordinamento possono essere assunte da una figura sanitaria, da una figura sociale (non sempre un AS) o da entrambe. Se presenti svolgono un ruolo di tramite tra le famiglie e i servizi del territorio, di accoglienza e sostegno all’anziano, di relazione tra familiari, ospite e staff. Per questo la loro presenza dovrebbe essere inserita nell’ambito della definizione degli standard qualitativi delle Rsa.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)