Per Tonino Aceti, Presidente di Salutequità, il SSN deve fare di più per le persone con cronicità accelerando con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, trasformando in realtà e in tutte le Regioni le Case della Comunità, gli Ospedali di comunità e l’Adi. Per realizzare il Piano Aceti suggerisce di rilanciare il distretto sanitario, integrare sanità e sociale, varare gli standard dell’assistenza socio-sanitaria territoriale, gli standard del personale e definire il modello operativo di interazione/collaborazione tra i diversi professionisti sanitari (ruoli, funzioni, responsabilità), rispetto ai quali continua ad esserci anche il tema delle carenze.
Contestualmente, avverte sulla necessità di rilancio del Piano nazionale della cronicità, che deve tornare all’ordine del giorno dei lavori ripresi sul Patto per la Salute tra Governo e Regioni, deve essere finanziato con risorse vincolate e attuato realmente in tutte le Regioni, riconoscendo la sua implementazione come un vero e proprio adempimento LEA. Il Piano, infine, dovrebbe essere attualizzato con le innovazioni positive introdotte con i Decreti emergenziali (Infermiere famiglia, assistenti sociali, psicologi, telemedicina) e – ha concluso Aceti –dovrebbe riconoscere e affrontare anche altre patologie come la psoriasi, l’asma anche nell’adulto e in tutte le condizioni di gravità, la sclerosi multipla.
Secondo i dati, tra il 2010 e il 2018 è aumentato il numero di persone trattate in Assistenza Domiciliare Integrata ma si riducono le ore destinate a ciascun caso. Ad incidere sono anni di blocco del turnover del personale sanitario che sempre tra il 2010 e il 2018 ha comportato una riduzione di 42.000 unità. I Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (Pdta) rimangono spesso ancora sulla carta e le differenze sul territorio nazionale sono rilevanti, perché ad arrancare c’è anche l’informatizzazione del Ssn con un Fascicolo Sanitario Elettronico che viaggia nelle Regioni a velocità troppo differente.
E ancora. A pesare come un macigno sulla presa in carico delle persone con cronicità c’è la mancata attuazione, in molte Regioni, del Piano Nazionale della Cronicità approvato ormai quasi 5 anni fa. Recepito formalmente da tutte le Regioni, solo poche ne hanno messo a terra le attività previste e i sistemi di stratificazione della popolazione sono realtà solo il alcune Regioni, nonostante i finanziamenti dell’UE.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)