Le cure palliative sono a disposizione per legge per i portatori di malattie croniche in fase avanzata e con una limitata attesa di vita. I medici di medicina generale si aiutano nella valutazione per proporla attraverso la cosiddetta “domanda sorprendente” «Saresti sorpreso se questa persona nei prossimi 12/24 mesi morisse? ». In caso di risposta negativa, l’approccio col paziente cambia, perché vengono valutati i suoi bisogni in modo globale, non solo a livello clinico ma anche con la possibilità delle cure palliative, cioè attenzioni multidimensionali che possono fare la differenza. L’età non per forza è un parametro, poiché un anziano può avere comunque davanti tanta vita da vivere. La prima fase delle cure palliative è eseguita dal medico di famiglia, poi nelle ultime settimane di vita, sulla carta passa alla rete locale di cure palliative con un’équipe dedicata, composta dal palliativista, l’assistente sociale, lo psicologo, l’assistente spirituale, gli infermieri specializzati. Purtroppo nella realtà spesso la 'rete locale di cure palliative' non esiste, i medici di famiglia non sempre inviano i pazienti in tempo ma solo nella fase terminale e per la maggior parte i pazienti sono oncologici. Mentre le cure palliative sono aperte a chiunque seta dolore. Le cure palliative comunque non sono mai eutanasiche.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)