L’Aging in place, che potremmo tradurre come ‘invecchiare nella propria abitazione’, è una componente chiave della politica sociale inglese, relativamente al problema del rapporto tra anziani e abitazione.
Aiutare gli individui a invecchiare nella propria casa, finchè l’età e la salute lo permette, è considerato, infatti, da un lato come un’occasione per mantenere una buona qualità di vita e dall’altro come la soluzione più efficiente dei problemi derivanti da una società in continuo invecchiamento.
Ad ogni modo, la realtà è molto più complessa, come dimostra uno studio condotto proprio in Gran Bretagna, a cura di Andrew e Judith Sixsmith, volto ad approfondire gli aspetti negativi, i benefici e le sfide che attendono gli anziani che decidono di rimanere a vivere tra le loro mura.
La ricerca inglese: timori e fragilità tra le quattro mura
La ricerca, risalente al 2008, si basa su dati ottenuti da un campione di 40 persone – di età variabile tra gli 80 e gli 89 anni – residenti nel nord ovest dell’Inghilterra. Dalle risposte ottenute dagli intervistati si evince che la casa, nella terza e soprattutto quarta età, può essere percepita anche come luogo della solitudine e di esperienze negative, e non solo come un ambiente confortevole e sicuro.
Bisogna considerare che, col passare del tempo ed il peggioramento delle condizioni di salute, le possibilità per un anziano di conservare la propria indipendenza diminuiscono progressivamente.
Questo declino fisico e a volte cognitivo, viene percepito negativamente dal diretto interessato, e spesso nascosto o taciuto. Col risultato di vivere in una situazione schizofrenica, da un lato nascondendo la propria vulnerabilità, dall’altra ostentando sicurezza.
Le abitazioni private spesso, peraltro, non sono attrezzate per gli anziani, per la presenza di barriere architettoniche, come scale e porte strette. Se gli spazi interni ed esterni, poi, sono ampi, esiste anche il grave problema della cura e della pulizia degli stessi.
Per gli anziani protagonisti della ricerca un grande problema è rappresentato dai trasporti. Diminuendo con l’età la capacità di guida, sempre più chi vive in casa da solo ha bisogno di servirsi dei mezzi di trasporto pubblici. Un vero problema: per la distanza, gli orari, le lunghe attese e persino per l’imbarazzante difficoltà nello scendere e salire.Tanto che a volte, è necessario rinunciare ad una uscita per non dover chiedere aiuto agli altri.
La percezione di una maggiore vulnerabilità collegata all’età, fa sì che le persone anziane sviluppino un senso di paura, anche se realmente immotivato. Un fatto che si traduce, anche in questo caso, in una autolimitazione nelle proprie libertà, come ad esempio quella di poter uscire liberamente la sera.
Se poi a questo aggiungiamo la perdita dei familiari, degli amici o persino di un animale domestico, alla paura, in alcuni casi, si somma la solitudine, con il risultato che la casa viene sempre più percepita come un luogo triste, caratterizzato dalla mancanza di cure e affetti.
Invecchiare in casa non è sempre la migliore soluzione
Dall’indagine, dunque, emerge quanto sia importante, nel ripensare il concetto di casa per gli anziani, tenere conto dei reali bisogni di questi ultimi. Questo al fine di migliorare gli spazi interni e di fornire adeguata assistenza domestica, in modi e tempi personalizzati.
Ugualmente è necessario che le amministrazioni tengano conto delle esigenze di questa fascia della popolazione, progettando città a misura di anziani, dove trasporti, negozi e luoghi di socialità siano adeguati alle esigenze di vicinanza e sostegno. Prevedendo interventi urbanistici quali panchine, giardini bagni pubblici, marciapiedi e attraversamenti pedonali in sicurezza.
Dunque, bisognerebbe forse rivedere l’Age in place come la soluzione più adatta per una buona qualità di vita nella terza età, considerando che a volte, invecchiare in un contesto, privato o cittadino che sia, che si mostri pericoloso, può essere controproducente per la salute e il benessere della popolazione anziana.
(Fonte: La rivista del lavoro sociale)