I dottori nel timore di eventuali cause legali preferiscono abbondare con le medicine, ma così si aumenta il pericolo di effetti collaterali e gli over 65 si confondono. Un medicinale per ridurre il rischio che si formino i trombi, poi un altro con effetti anticoagulanti simili. Oppure uno che “cozza” con quelli che si stanno già prendendo, aumentando le possibili interazioni pericolose. La probabilità di ricevere un farmaco inappropriato non è irrisoria in terza e quarta età: gli acciacchi si susseguono e per ciascun malanno pare debba toccare una nuova pillola. Soprattutto dopo i ricoveri: la Società Italiana di Medicina Interna (Simi) ha appena segnalato che gli over 65 escono dall’ospedale in media con un paio di farmaci in più rispetto a quando sono entrati. Nel 44% dei casi si tratta di prescrizioni inutili e a ogni ricovero sale del 2,5% la probabilità di ricevere un “duplicato”, ovvero un principio attivo con lo stesso meccanismo d’azione di uno già in uso. Per questo Simi, assieme al Mario Negri, ha lanciato il “Progetto deprescribing”: i ricercatori stanno cercando di capire che cosa influenza la propensione dei medici a iper-prescrivere farmaci o a non eliminarli quando possibile, per trovare soluzioni che aiutino ad alleggerire la “dose” di pillole degli anziani.
(Fonte: tratto dall'articolo)