La pandemia e la crisi sanitaria che ne è seguita ha reso evidente la debolezza della nostra rete di protezione per gli anziani fragili. Ed è urgente intervenire sul welfare per evitare di espanderla.
I dati dell'articolo sono stati elaborati dall'Osservatorio settoriale sulle Rsa della LIUC Business School e utilizzano fonti Istat, Ocse e Inps. Sono anche del tutto coerenti con le previsioni sulla spesa pensionistica e socio-assistenziale di medio-lungo termine compilate ogni anno dalla Ragioneria generale dello Stato.
Nello scenario nazionale base di Rgs la spesa per la cura dei più anziani (Ltc) per i prossimi 25 anni oscillerà attorno al 2% del Pil la cui metà è pagata cash con l’indennità di accompagnamento distribuita a prescindere dall’Isee.
La spesa per pensioni non è mai inferiore al 16% e quella per la sanità in crescita dal 7 al 8%: queste sono le proiezioni pre-Covid-19 e ci dicono quindi da sole che non basterà. Il professor Antonio Sebastiano, a guida del team che ha esaminato i dati racconta che «La crescente pressione attesa sul sistema di offerta è fortemente connessa all’incremento del peso della popolazione anziana, soprattutto con riferimento al segmento degli over 85. Anche nelle ipotesi più ottimistiche, è impensabile che il sistema di offerta, soprattutto quello residenziale, possa svilupparsi proporzionalmente all’andamento demografico atteso».
Il passaggio dei baby boomers dall’età matura alla senilità sta determinando una grande trasformazione demografica che ci porterà tra il 2045 e il 2050 ad avere il 34% della popolazione over 65, dove, secondo l'Istat, l'età media passerà dagli attuali 44,9 a oltre 50 anni nel 2065. Inoltre entro il 2065 la vita media dovrebbe arrivare a 86,1 anni per gli uomini e 90,2 anni per le donne. Il tutto mentre la contrazione delle nascite porta alla riduzione della dimensione media della famiglia. Il che, spiega Sebastiano «Soprattutto in ottica prospettica, riducono enormemente i margini di apporto della famiglia all’assistenza in caso di non autosufficienza totale o parziale, sia dal punto di vista della partecipazione come caregiver, sia dal punto di vista del sostegno economico». Sono quindi sempre meno i caregiver familiari mentre crescono gli anziani che vivono soli. Tra le soluzioni da apportare dovrebbe esserci una spinta alle politiche di sostegno alla natalità, agli asili e comunque investire nelle Rsa e in badanti. Questo sia da un punto di vista statale che con assicurazioni per rispondere al rischio di non autosufficienza. Conclude Sebastiano che nell’immediato è indispensabile comprendere «se ed in che modo il sistema pubblico, Regioni incluse, possa farsi promotore di iniziative volte a stimolare queste forme di welfare (per esempio con fondi integrativi pubblici di scopo), anche al fine di evitare che si traducano in soluzioni sostitutive e non integrative rispetto al primo welfare».
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)