L’Italia da 11 anni registra una continua riduzione delle nascite e un aumento dell’età media della popolazione che diventa sempre più anziana. La conferma è arrivata dall’ultimo censimento della popolazione realizzato dall’Istat dal quale emerge che entro il 2050 le persone di 65 anni e più saranno il 35% del totale. I giovani fino a 14 anni di età entro il 2050 saranno l’11,7 % del totale con un rapporto tra giovani e anziani di uno a tre.
L’invecchiamento degli italiani avrà come effetto finale un aumento della proporzione di soggetti affetti da patologie croniche e da comorbidità. Secondo i dati della Società Italiana di Medicina generale, negli ultimi 20 anni la proporzione di italiani affetti da almeno una malattia cronica è aumentata dal 35,1 al 37,9%, mentre la proporzione di soggetti affetti da almeno due malattie croniche è aumentata dal 17,7 al 20%. In valori assoluti questo significa un incremento di circa 2,7 milioni di pazienti con almeno una malattia cronica, di cui circa 2 milioni con almeno due patologie croniche. Serve un grande piano di investimenti che rafforzi l’attuale sistema.
Tra i problemi legati all’assistenza degli anziani ci sono quelli delle terapie che devono seguire per controllare le varie patologie di cui soffrono. Secondo i dati OsMed in Italia il 30% degli over 65 prende 10 o più farmaci, circa il 50% ne assume tra 5 e 9 o prende farmaci per un tempo più lungo del necessario. Così almeno 2 milioni di anziani sono esposti a interazioni potenzialmente molto gravi e un altro milione prende farmaci inappropriati, con un aumento del rischio di ricoveri e di mortalità, errori di assunzione e diminuzione dell’aderenza terapeutica.
La soluzione è la deprescrizione, “prescrivere meglio per prescrivere meno”, sulla base di una revisione annuale delle cure che potrebbe diminuire di almeno il 20% il rischio di eventi avversi ed eliminare almeno un farmaco non appropriato, a volte doppione terapeutico, a ogni “tagliando” almeno annuale, migliorando la qualità di vita del paziente.
A dare una mano agli anziani è la digitalizzazione con cui hanno preso confidenza negli ultimi anni come emerge da un’indagine condotta dall’Associazione 50&Più e la Fondazione Leonardo su un campione di oltre 1.500 persone tra i 50 e gli 85 anni. É emerso, infatti, che gli ultracinquantenni sono grandi utilizzatori delle nuove tecnologie: quasi l’85% possiede uno smartphone, oltre il 61% ha un pc, il 21% circa ha un tablet, circa il 40% utilizza un telefono cellulare senza Internet e infine, l’8,4% utilizza uno smartwatch. Non solo: circa il 73% degli intervistati è ricorso al proprio medico di base e/o altri medici, tramite la tecnologia. In particolare, il 52% del campione lo ha fatto tramite telefono, il 48% tramite WhatsApp e e-mail e il 6,5% con videochiamate. C’è stata anche una piccola percentuale, quasi il 6%, che ha sperimentato sistemi di telemedicina, come la televisita, la teleriabilitazione, la teleassistenza e il telemonitoraggio.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)