Fra i metodi che sembrano più promettenti per valutare l’età biologica, ci sono i test epigenetici che misurano il grado di metilazione del Dna, il suo stato di riparazione e la lunghezza dei telomeri, i cappucci sui cromosomi che si accorciano man mano che ogni cellula invecchia. Si tratta di esami che osservano alcune modifiche del Dna cellulare e come queste cambiano l’espressione dei geni, riuscendo così a stimare il grado di anzianità dei tessuti. Uno studio recente della Mayo Clinic ha provato a valutare l’età biologica tramite un elettrocardiogramma (Ecg) analizzato da un algoritmo di intelligenza artificiale: gli autori riferiscono che i partecipanti per i quali l’età biologica stimata tramite Ecg era significativamente superiore a quella anagrafica sono risultati anche quelli con un rischio maggiore di incorrere in malattia e morte nei dodici anni successivi.Tuttavia è possibile misurare quanti anni abbiamo «dentro» anche senza ricorrere a test scientifici. Elementi come il sovrappeso, il fumo o la depressione sono per esempio associati per certo a un’età biologica più avanzata, come ha dimostrato di recente uno studio dell’università di Amsterdam su oltre tremila persone. In ogni caso mantenere un’età biologica più bassa di quella anagrafica è sempre possibile: è noto che una scarsa attività fisica e un’alimentazione inadeguata facciano invecchiare l’organismo anzitempo, perciò restare giovani passa soprattutto da uno stile di vita sano.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)