Gli psicologi e gli operatori di 3SG Camelot (Servizi Socio Sanitari Gallarate), azienda pubblica lombarda, supportano chi ha un familiare malato di Alzheimer a casa. Spiega Marusca Bianco, responsabile del centro, che tra i progetti innovativi proposti c'è il cosiddetto 'Treno della memoria'. Uno dei problemi delle persone affette da Alzheimer è la richiesta di tornare “a casa”, anche se già ci sono. Per questo spesso cercano di fuggire per raggiungere questa “casa”, che in effetti è un posto interiore, sicuro, frequentemente identificata dal malato come la casa dell’infanzia. La patologia si chiama 'wandering', vagabondaggio, e porta i malati a perdersi. Per aiutare i pazienti che hanno questi comportamenti, a Camelot (questo è il nome dato alla sede della 3SG) è stata allestita una finta stazione ferroviaria, con biglietteria, sala d’aspetto e tabelloni elettronici per orari e binari. Il finestrino è un monitor dove passano paesaggi, mentre fischi e rumori aiutano l’illusione. Il treno, dicono gli psicologi, è una vera «terapia non farmacologica», che appaga il bisogno di fuga, rilassa le tensioni e facilita in modo evidente la comunicazione. Familiari, malati e anche psicologi viaggiano insieme, i pazienti vengono assecondati e nelle conversazioni il tempo presente e passato si intreccia. Questo tipo di terapia non è adatta a tutti, prima della prescrizione l’équipe deve valutare i disturbi del comportamento e il deficit cognitivo del paziente e somministrarlo in dosi personalizzate. Lo scopo è di tranquillizzare o aiutare a mantenere il minimo residuale di funzioni cognitive.
(Sintesi redatta da: Flavia Balloni)