In Italia si stimano fra i 270 e i 300.000 soggetti, fra coloro che sanno di avere l’epatite C e quelli cui non è stata ancora diagnosticata. Sono per lo più detenuti, tossicodipendenti e anziani. L'Italia si è impegnata a eliminare la patologia entro il 2030, come chiede l’Organizzazione mondiale della sanità, ma rischia di fare più di un passo indietro. Dal 2020 per i malati non sarà più a disposizione il fondo di 500 milioni l'anno destinato ai farmaci innovativi che, per il 90%, è assorbito dalla cura dell’epatite C. Fino all’inizio del 2017, i farmaci anti epatite C venivano rimborsati dal Servizio sanitario nazionale solo in caso di malattia avanzata. Circa 100.000 malati, restavano fuori, trovandosi davanti lo scoglio di affrontare terapie molto costose o a emigrare per curarsi. A marzo 2017 è stato istituito un fondo ad hoc per i farmaci innovativi, prevedendo la rimborsabilità dei trattamenti di nuova generazione per l’epatite C nell’ambito del Sistema sanitario nazionale. A fine 2019 questi farmaci non avranno più questa copertura ed è per questo che Ivan Gardini, presidente dell’associazione Epac, ha segnalato il rischio che sempre meno pazienti vengano curati e avanzato la proposta di creare un fondo di scopo statale che acquisti centralmente i farmaci antivirali per la cura della malattia.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)