Il nuovo modello reggiano si fonda sull’innovazione sociale, sulla cultura e sul protagonismo civico. Di recente si è realizzata la fusione di due aziende di servizi alla persona, una dedicata di minori, l’altra di anziani non autosufficienti. Contemporaneamente è stato avviato un progetto sulla disabilità che ha chiamato in causa famiglie e associazioni, creando una rete in grado di abbattere le barriere fisiche e culturali. E’ nata, prima che fosse discussa la legge nazionale, la fondazione Dopo di Noi. In sanità, è stato inaugurato il C.O.RE., "Centro onco-ematologico specializzato" e l’housing sociale ha dato un nuovo impulso alla riqualificazione delle periferie. Sono nati i laboratori di cittadinanza, detti “Collaboratori” per la cura dei beni comuni e dello spazio pubblico con lo sviluppo di una corposa rete di orti urbani. Forse per questo, nonostante la crisi, dal 2008 ad oggi, il modello Reggio Emilia ha tenuto e i numeri del capoluogo emiliano mostrano una crescita del prodotto interno lordo pari all’1,3% nel 2016, trainato da un export che vale circa 10 miliardi, mentre l’occupazione sale del 2,4%, e il tasso di disoccupazione rimane al 4%, secondo solo a quello di Bolzano.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)