"La vecchiaia è per se stessa una malattia", sentenziava lo scrittore latino Terenzio Afro nel 160 a. C. Viviamo in un’epoca di giovinezza ostentata nella quale anche la pubblicità tenta di convincerci che l’età ha poca importanza come se a qualsiasi età sia possibile fare tutto. Dobbiamo guardare invece alla concretezza di questa età della vita nella quale si vive più a lungo, ma spesso con gravi limitazioni sia fisiche che correlate alle malattie per cui non la si accetta fino in fondo. Ma i dati del cambiamento sociale, dell’invecchiamento della popolazione sono di fronte a noi. L’aspettativa di vita in Italia al compimento dei 65 anni è di 20,6 anni. Dobbiamo pertanto guardare all’allungamento della aspettativa di vita sotto molteplici aspetti.
Uno dei più importanti è la solitudine. Certo coltivare interessi ed amicizie nella vita lavorativa è fondamentale. Ma avere un ruolo riconosciuto non può essere solo uno spreco di risorse per una società che ha spinto il sistema dell’uso e getta all’estremo e che pertanto classifica le persone col metro dell’età anziché con quello della qualità. Pertanto gli ”anziani” sono spinti ai margini della società ed automaticamente diventano un peso, mentre solo nei convegni si parla di loro come di una risorsa.
(Fonte: tratto dall'articolo)