L’infelice decrescita del settore sanitario è il dato più preoccupante che emerge negli ultimi tempi ed è certificato da una serie di studi. La spesa sanitaria italiana, in rapporto al Pil, nel 2018, si attesta intorno alla soglia limite indicata dall’Oms (6,5%), al di sotto della quale si riduce l’aspettativa di vita, l’accesso alle cure e la qualità dell’assistenza. Siamo al 12° posto tra le nazioni europee e questo dato dovrebbe essere confermato nel 2019 e nel 2020, quando arriverà al 6,3%; fino al 2010, eravamo stabilmente sopra il 7%. Il 3° rapporto Gimbe, ha stimato la spesa sanitaria nel 2016 a più di 157 miliardi, ma quasi il 30% di questa (40 miliardi) è a carico delle famiglie. Altro dato preoccupante: se stiamo meglio di altri quanto ad aspettativa di vita (82,6 anni in media), siamo a livelli molto bassi quanto ad aspettativa di vita in buona salute.
Per il Cergas, centro studi dell’Università Bocconi, un esercito di 2,8 milioni di anziani non autosufficienti è a carico di famiglie ; saliranno a 3,5 milioni in 10 anni. Nel frattempo i medici invecchiano (età media 55 anni) e vanno in pensione non sostituiti. Forti sono le differenze territoriali, certificate dalla Corte dei Conti (Rapporto di Coordinamento di Finanza Pubblica 2018) per cui, la Calabria e la Campania, ad esempio, non sono, ad oggi, in grado di garantire i Livelli essenziali di assistenza. Il rapporto Osservasalute 2017 (Università Cattolica Milano) conferma queste disparità rilevando che, in Campania, si spendono per la salute, in media 1.729 euro a cittadino, contro i 2.285 di Bolzano.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)