Il tasso di sostituzione, indica a quanto ammonta la pensione in paragone ai redditi del periodo immediatamente prima del ritiro. Nello specifico Eurostat, l’istituto di statistica europeo confronta le pensioni mediane tra i 65 e i 74 anni con gli stipendi, sempre mediani, dei 50-59enni. Ne emerge un primato tipicamente italiano. Il tasso di sostituzione in Italia è di 11 punti sopra la media europea, e un neo-pensionato prende in media il 69% dello stipendio che percepiva negli ultimi anni di lavoro. Da nessuna parte come in Italia gli anziani stanno diventando sempre più ricchi rispetto ai giovani. L’effetto più visibile di questo primato italiano è che oggi il reddito degli over 65 è, seppur di pochissimo, superiore, a quello dei più giovani, l’1% più alto. Quello che accade è che, da un lato, nella fascia di età tra i 65 e i 74 anni è diminuita la proporzione di coloro che godevano di pensioni sociali o di percorsi contributivi spezzati, (ex coltivatori diretti, autonomi, ecc, con assegni più ridotti). Dall’altro lato, negli ultimi anni, vi è stata la corsa alla pensione da parte della generazione nata negli anni ‘50 che, “graziata” dalla riforma Dini ( con più di 18 anni di contributi versati nel 1996) ha potuto proseguire con il calcolo retributivo fino al 2012. Che gli anziani stiano diventando sempre più ricchi rispetto ai giovani è un fenomeno internazionale, ma da nessuna parte è così intenso come in Italia. Non accade affatto in Germania, dove i grandi progressi in termini di occupazione e salari hanno beneficiato soprattutto i lavoratori più che i pensionati, succede in Grecia, dove le pensioni, pur decurtate, ma non eliminate come invece molti posti di lavoro, mantengono tanti figli e nipoti disoccupati.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)