Gabriele Balestra, direttore di l’Associazione locarnese e valmaggese di assistenza e cura a domicilio, meglio conosciuta con il suo acronimo Alvad , racconta come servizio, personale e utenza stiano affrontando questo contesto.
Nella situazione emergenziale, “finora, il servizio ha reagito bene – spiega Balestra –. Di giorno in giorno ci stiamo adeguando ai cambiamenti in atto. L’attività dell’Alvad non è ancora influenzata dai pazienti Covid-19 dimessi, chiarisce, quanto piuttosto “dal cambiamento delle esigenze e perciò delle prestazioni. Da un lato, limitiamo il nostro intervento allo stretto indispensabile, cercando di evitare inutili contatti”.
Tuttavia, precisa che dall’altro è essenziale mantenere quel minimo indispensabile “perché il rischio è che nel giro di pochi giorni o settimane, le persone con patologie anche piuttosto gravi scompensino e abbiano necessità di ricovero”.
Sono circa 200 gli utenti psicogeriatrici di cui il servizio si occupa, ad esempio persone con Alzheimer, che in questo momento sono estremamente fragili. In questo frangente, il servizio deve investire più risorse per rispondere alle loro paure, dando loro rassicurazioni e far sentire loro la vicinanza (per quanto possibile).
Nelle scorse settimane, fra le difficoltà incontrate anche “la paura del contagio e la diffidenza iniziali degli utenti ad aprire la porta ai collaboratori. Arrivando perfino a episodi di aggressività verbale”. “Agiamo in tutta sicurezza e quindi l’utente a domicilio non deve temere, perché prendiamo tutte le precauzioni del caso”, ribadisce il nostro interlocutore.
Inoltre, il servizio cerca di portare avanti anche in questa situazione il rapporto ‘uno a uno’, vale a dire che l’utente è seguito (nel limite del possibile) dallo stesso collaboratore, “per garantire maggiore continuità e sicurezza”.
Fra gli accorgimenti messi ancora in atto anche “visite telefoniche", laddove non c’è la necessità di andare a casa.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)