"Il malato di Alzheimer non è un demente, ma una persona. E deve essere trattato come tale," spiega Enrico Montanari responsabile del polo neurologico interaziendale dell'Ospedale Maggiore e dell' Ausl di Parma. Questo assunto scientifico è la base di un bisogno di assistenza difficile da garantire, soprattutto per i grandi numeri che caratterizzano la patologia. Circa 10.000 nel parmense, di cui 6.500 solo a Parma, e se si guarda al futuro il dato diventa inquietante.
"A fronte di questi numeri - spiega l'assessore ai Servizi sociali di Parma Laura Rossi - anche se superiamo lo standard fissato dalla Regione, è evidente che i posti accreditati non bastano". La soluzione proposta dall'assessore è trasformare le cosidette "case familia" private in "comunità alloggio" così che, con maggiori vincoli normativi, si porterebbe l'accoglienza anche a persone parzialmente autosufficienti.
Per Montanari la soluzione ideale sarebbe "Poter tenere il malato di Alzheimer a casa, perché l'istituzionalizzazione comporta gravi disturbi. E' vero, siamo di fronte a una persona persa che però ha un suo modo di ritrovarsi. Sembra che la sua casa non gli interessi, ma togliendogliela perde i suoi riferimenti”.
(Sintesi redatta da: Paola Ponzi)