A oggi non esistono farmaci in grado di fermare o far regredire la malattia di Alzheimer e i trattamenti riguardano il contenimento dei sintomi o rallentarne l’aggravamento. Attualmente l'approccio più frequente della ricerca è quello di sviluppare un intervento farmacologico sulle prime fasi della malattia quando i sintomi sono minimi. Diventa quindi essenziale individuare dei biomarcatori che permettano di predire la conversione verso l'Alzheimer dei pazienti con lieve compromissione delle funzioni cognitive o individuare le persone con rischio maggiore di sviluppare la malattia di Alzheimer. Nei prossimi anni, termineranno le sperimentazioni di oltre 50 farmaci potenzialmente in grado di rallentare o arrestare l’Alzheimer. Per questo il ministero della Salute e l’Agenzia italiana del farmaco, insieme a un gruppo di esperti sulle demenze, hanno messo a punto lo studio osservazionale Interceptor che coinvolgerà 400 pazienti con lievi deficit cognitivi, di età compresa tra 50 e 85 anni. Saranno valutati 7 marcatori selezionati sulla base dell’evidenza scientifica a oggi disponibile, al fine di stabilire quali siano più sensibili e specifici per predire la conversione del lieve declino cognitivo in demenza di Alzheimer.
(Fonte: tratto dall'articolo)