In occasione della celebrazione della XIII Giornata dell'Alzheimer è stato presentato a Londra il rapporto mondiale sull’Alzheimer realizzato dal King’s College London in collaborazione con la London School of Economics and Political Science. Il rapporto sottolinea come il ritardo con cui si arriva alla diagnosi rappresenti attualmente il problema principale nella lotta per ritardare la progressione della malattia. Nonostante la maggiore consapevolezza sulla realtà dell'Alzheimer per arrivare ad una diagnosi occorrono oggi circa due anni, mentre il trattamento precoce rappresenta la chiave per ritardarne la progressione. Una delle principali difficoltà per ottenere una diagnosi precoce sta nel fatto che le cure sono affidate esclusivamente a specialisti. Per questo è augurabile un coinvolgimento sempre maggiore dei medici di base e in generale delle varie figure deputate alle cure (dall’infermiere al fisioterapista), coinvolgimento che potrebbe far aumentare i casi diagnosticati e potrebbe far diminuire il costo delle cure per ogni singolo paziente di oltre il 40%.
Ad accorciare i tempi della diagnosi può contribuire anche l’intercettazione più rapida dei primi segnali del deterioramento in atto che non sono solo un generico deficit cognitivo ma includono anche difficoltà nello svolgere azioni quotidiane, come vestirsi e lavarsi, o problemi psicologici e comportamentali, come depressione, incontinenza emotiva, agitazione, vagabondaggio.
Anche uno studio italiano condotto nell’ambito del progetto Ilsa (Italian Longitudinal Study on Aging), dall'Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr) e dall’Università di Firenze è in linea con l'importanza della diagnosi precoce: il manifestarsi di difficoltà nell’esecuzione delle attività quotidiane più complesse consente di predire lo sviluppo di demenza con un anticipo di otto anni. Lo studio è stato condotto su 2.400 ultrasessantacinquenni, rappresentativi della popolazione anziana in Italia, ed è stato pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease.
(Fonte: tratto dall'articolo)