Il morbo di Alzheimer può cominciare a infliggere ferite al cervello di chi ne è affetto anche 15-20 anni prima che siano evidenti le manifestazioni cliniche della malattia. Quando comincia la perdita di memoria, insomma, la malattia potrebbe in realtà essere iniziata già da parecchio. Trovare metodi possibilmente poco costosi e non invasivi, per identificare l'Alzheimer prima possibile è un aspetto della ricerca considerato fondamentale per poter sperare di arrivare un giorno a rallentarne se non addirittura a bloccarne la progressione. Due studi interessanti a questo riguardo sono stati pubblicati negli ultimi giorni su due autorevolissime riviste scientifiche: Nature e JAMA Neurology. La prima è una ricerca condotta da un team composto da scienziati giapponesi e australiani che annuncia di aver messo a punto un esame del sangue che sarebbe in grado di identificare l'accumulo di proteine tossiche legate alla malattia. L'altro studio, americano, svolto da ricercatori della Washington University a St Louis, Missouri, ha invece evidenziato come i disturbi del sonno possano anch'essi essere un segno precoce di Alzheimer.
(Fonte: tratto dall'articolo)