Oggetti riposti nei posti più impensabili, come le scarpe nel freezer, o la crema idratante utilizzata per lavarsi i denti; la malattia di Alzheimer inizia con piccole dimenticanze, per poi aggravarsi fino a perdere l'orientamento, non riconoscere più i propri cari, e ad importanti cambiamenti dell’umore e del comportamento della persona, la chiusura in se stessi e l'isolamento sociale. Secondo i dati ISTAT l’Alzheimer colpisce oltre il 10% delle persone tra i 65 e i 75 anni e la sua incidenza supera il 40% negli ultranovantenni e la necessità di assistenza cresce in maniera esponenziale, per cui in media un malato costa circa 70 mila euro l'anno in gran parte a carico della famiglia. Il 30% di questa quota è legata ai costi diretti, come la spesa per una badante, mentre il rimanente 70% è legato alla perdita di reddito familiare, ad esempio i figli costretti a dover rinunciare a parte del loro lavoro per assistere il padre o la madre. Le opportunità di sostegno che hanno le famiglie con un congiunto malato da parte del sistema sanitario sono: fare richiesta della 'indennità di accompagnamento', che consiste in un assegno mensile di poco superiore ai 500 euro; di affidare a strutture specifiche, come i centri diurni i malati meno gravi o le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) per quelli più gravi. A livello internazionale per far fronte alla diffusione della malattia di Alzheimer l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiesto ad ogni singolo Paese di dotarsi di un Piano Nazionale Demenze. Si tratta di un piano strategico nazionale che ha l’obiettivo di ridurre la diffusione delle demenze e il loro costo sociale, migliorando le cure e l’assistenza per i malati e sostenendo la ricerca scientifica. L’Italia si è già dotata di un proprio piano dal 2014.
(Fonte: tratto dall'articolo)