Due studi condotti presso la Washington University School of Medicine di St. Louis dimostrano che, alle disfunzioni dei ritmi del corpo indotte dall’alterazione del sonno, si accompagna la presenza nel cervello delle placche tipiche dell’ Alzheimer. Il primo lavoro, pubblicato su Jama Neurology, ha coinvolto 189 anziani tutti sani all’inizio dello studio, privi di problemi di memoria. I partecipanti, sottoposti a due esami per fotografare l’accumulo di placche nel loro cervello, hanno indossato per alcune settimane una“ orologio” in grado di monitorarne l' attività quotidiana. E’ emerso che, coloro che avevano i ritmi sonno veglia in tilt, con sonno frammentato nelle 24 ore, erano coloro che presentavano un accumulo delle placche tipiche della demenza. Il secondo studio, condotto su animali e pubblicato su The Journal of Experimental Medicine, ha dimostrato che, scombussolando i ritmi sonno/veglia di topolini con apposite manipolazioni genetiche, il loro cervello si riempie placche. Si tratta dei primi dati che dimostrano che la distruzione dei ritmi circadiani potrebbe accelerare il depositarsi di placche tossiche nel cervello. Se questo lavoro sara’ulteriormente confermato, lo studio dei ritmi sonno/veglia potrebbe dare origine a un test predittivo precoce del rischio individuale di Alzheimer.
(Sintesi redatta da: Carrino Antonella)