La ricerca sull’Alzheimer va avanti e la patologia non diventerà orfana di cure. Per gli 800mila pazienti italiani, in tutto 3 milioni di persone contando anche i familiari dei malati, un nuovo trattamento promette di bloccare i sintomi iniziali del disturbo, ritardando l’avanzamento della malattia. Un intervento innovativo che agisce sul controllo della neuroinfiammazione e del connesso stress ossidativo localizzato, rallentando il loop di sofferenza neuronale e l’esordio conclamato della patologia. “Sulla malattia di Alzheimer la ricerca sta facendo grandi progressi e in questo senso il controllo della neuroinfiammazione costituisce la punta di diamante, un filone di grandissimo interesse che e a breve darà importanti risultati– spiega Carlo Caltagirone, professore di neurologia all’Università di Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Fondazione Santa Lucia - Alcune molecole che agiscono come mediatori nei sistemi endocannabinoidi, come la PEALut (palmitoiletanolamide co-ultramicronizzata con Luteolina), si stanno rivelando promettenti nella riduzione dell’infiammazione e del contemporaneo controllo dello stress ossidativo localizzato e quindi nel ritardo dell’avanzamento della malattia”.
(Fonte: tratto dall'articolo)