Marcello D’Amelio, originario di un comune lucano, professore di neurofisiologia presso l’Università Campus biomedico di Roma e direttore del laboratorio di neuroscienze molecolari presso la fondazione Santa Lucia, è un giovane scienziato che, con i suoi studi, potrebbe contribuire a svelare qualcosa in più di questa patologia. "Io e i mei collaboratori - spiega D'Amelio - abbiamo individuato una regione del cervello prima non controllata, l’area tegmentale ventrale, che produce una sostanza molto nota, la dopamina. Nelle fasi precoci della malattia, tale area, che regola diverse funzioni che vanno dall’umore, all’appetito, ai cicli sonno-veglia, sembrerebbe danneggiata. Pertanto, apatia, alterazione del sonno, disturbo dell’appetito possono essere considerati campanelli d’allarme che spesso possono manifestarsi prima dell’insorgenza del sintomo tipico: la perdita della memoria." L'èquipe di D'Amelio ne deduce che, se non ci sono geni alla base della patologia, l’insorgenza di quest’ultima è da imputare a fattori quali alcolismo, alimentazione poco corretta, fumo, consumo di sostanze stupefacenti, Quando si è giovani il cervello compensa i danni subiti e i comportamenti non tradiscono il danneggiamento. Quando si invecchia, però, il cervello ci chiede il conto.
(Sintesi redatta da: Mamini Marcello)