La resa di Pfizer potrebbe far pensare che in generale la ricerca farmacologica abbia deciso di passare la mano su una malattia che resta ancora senza cura e che conta nel mondo quasi 50 milioni di malati, oltre 600 mila in Italia. Ma non è così. Molti studi clinici stanno infatti mettendo alla prova molecole pensate per combattere la malattia e non più solo intervenire sui sintomi, come fanno i farmaci attualmente disponibili, che nella migliore delle ipotesi si limitano a rallentare un po' la perdita di memoria e gli altri deficit cognitivi causati dalla malattia. L'azienda aveva investito pesantemente in questi settori, ma alcuni degli investimenti si sono rivelati deludenti. In particolare nel 2012, insieme a Johnson & Johnson, Pfizer ha interrotto il lavoro sul farmaco bapineuzumab, che non si è dimostrato in grado di aiutare i pazienti con Alzheimer da lieve a moderato nel suo secondo ciclo di studi clinici.
(Fonte: tratto dall'articolo)