Da uno studio dell’University of Montana, emerge che l’Alzheimer inizia già nella prima infanzia, e che la progressione della malattia dipende anche, oltre che dalla genetica e dall’età, dall’esposizione alle polveri sottili. Per i ricercatori, il processo di deterioramento del cervello inizia decenni prima che si manifestino i sintomi. Nello studio sono state esaminate 203 autopsie di abitanti di Città del Messico, morti tra gli 11 mesi e i 40 anni. La città ha concentrazioni di polveri sottili e ozono superiori agli standard consentiti e nei cervelli delle persone esaminate stati trovati livelli particolarmente alti di due proteine anomale (la tau -iperfosforilata e la beta-amiloide). In più avevano anche un fattore di rischio genetico per l’Alzheimer, l’apolipoproteina E (Apoe 4).
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)