Non c’è la certezza matematica, ma i risultati positivi di alcuni recenti studi clinici fanno ben sperare: un trattamento innovativo che blocchi o rallenti la progressione dell’Alzheimer potrebbe diventare disponibile entro pochi anni.
Il condizionale, ovviamente è d’obbligo. Il problema, però, è un altro. Secondo uno studio di Rand Corporation, un’organizzazione non profit americana che si dedica alla ricerca, infatti, i sistemi sanitari di alcuni Paesi europei non hanno risorse e strutture necessarie per "offrire" un eventuale trattamento efficace contro la malattia , privando così potenzialmente – aggiungono dall’organizzazione – potenzialmente un milione di persone dell’accesso a una cura innovativa. Insomma il passaggio dalla produzione alla cura potrebbe trovare un intoppo non da poco. L'Europa non è pronta ad affrontare un eventuale "tsunami demenze" se si presentasse l'opportunità di un farmaco.
(Fonte: tratto dall'articolo)