Anche in tempo di COVID, la ricerca sulla Malattia di Alzheimer non si ferma.
Anzi, nonostante il clamore suscitato in tutto il mondo dalla pandemia, sono molte le novità emerse in questo ultimo anno sia dal punto di vista dei fattori di rischio, sia dal punto di vista diagnostico, sia dal punto di vista terapeutico e il prossimo Convegno Nazionale della Società Italiana di Neurologia sarà un’occasione importante per discutere su dove sta andando la ricerca internazionale e nazionale soprattutto nell’ambito della Malattia di Alzheimer e della altre principali forme di demenza.
Un primo dato interessante riguarda gli studi di incidenza. Già era stato osservato che, a parità di età, nei paesi occidentali vi è una progressiva riduzione dell’incidenza a fronte di un aumento della prevalenza. SI stima infatti che attualmente nel mondo siano più di 130 milioni i pazienti affetti da demenza e più della metà da Malattia di Alzheimer.
A tal riguardo uno studio pubblicato su Lancet pochi mesi fa da Gill Livingston e collaboratori ha permesso di fare il punto sui diversi fattori di rischio associati alla Malattia di Alzheimer e sulla possibilità di poter prevenire la Malattia attraverso un controllo o un intervento attivo su di essi.
Oltre ai già citati fattori di rischio cardiovascolari, che includono diabete, ipercolesterolemia, ipertensione arteriosa, obesità, lo studio ha individuato diversi altri possibili bersagli quali la sedentarietà, il fumo di sigaretta, l’eccessivo consumo di alcool e di bevande zuccherate, oltre alla sordità, all’esposizione all’inquinamento ambientale, l’isolamento sociale e la depressione.
(Fonte: tratto dall'articolo)