Dagli studi sull’Alzheimer sappiamo che il cervello di alcune persone continua a funzionare pressoché normalmente nonostante la patologia, mentre altri hanno una minor capacità di rispondere agli attacchi della malattia, perdendo l'autonomia e l'indipendenza.
Alla base di queste differenze individuali ci sono due caratteristiche, la riserva cerebrale e la riserva cognitiva, sulle quali è possibile agire. Quello di riserva cerebrale è un concetto che fa riferimento alla neurobiologia, all'anatomia e al funzionamento del cervello in senso comportamentale, motorio e cognitivo.
La riserva cognitiva fa invece esplicito riferimento a tutto ciò che può rinforzare o comunque garantire una maggiore protezione dal punto di vista intellettivo. Oggi molto si sa di come l'impegno mentale possa costruire nuove connessioni tra neuroni e mantenere quelle esistenti. La riserva cognitiva può essere misurata in modo indiretto, ad esempio confrontando l'accumulo della patologia con il funzionamento cerebrale.
A parità di carico lesionale, una minor presenza di sintomi e deficit cognitivi della demenza è associata a fattori protettivi di varia natura. Dunque la prevenzione richiede attenzione a fattori, come la bassa scolarità, un ambiente povero di stimoli, una cattiva alimentazione, la sedentarietà, la solitudine e l'isolamento sociale, lo stress, la depressione, l'ipertensione e le malattie metaboliche come il diabete, i disturbi del sonno e l'inquinamento, che contribuiscono tutti insieme alla vulnerabilità e pesano soprattutto in chi parte già con una bassa riserva cognitiva.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)