La malattia di Alzheimer (AD) rappresenta la prima causa di demenza a livello mondiale, rappresentando il 60-80% dei casi. La prevalenza aumenta dall'1% nei soggetti di età compresa tra 65 e 69 anni a circa il 30% negli individui di età superiore agli 85 anni, portando a più di 50 milioni di individui affetti in tutto il mondo.
Nel 1907, Alois Alzheimer descrisse il primo paziente con demenza pre-senium, Augustine D e il suo allievo, il neurologo italiano Perusini fornì la prima descrizione autoptica di un cervello di persona con la malattia, riportando la presenza di inclusioni anormali all'interno del citoplasma dei neuroni successivamente noti come grovigli neurofibrillari (NFT) oltre alle placche amiloidi, formate dalla aggregazione di frammenti di una glicoproteina di membrana, la beta amiloide. Il processo patologico esordisce, nelle forme classiche, a livello dell’ippocampo e della corteccia entorinale, causando il disturbo della memoria.
Successivamente il processo si estende in particolare alla corteccia temporale e parietale, determinando una progressiva atrofia corticale e la perdita progressiva delle funzioni cognitive.
(Fonte: tratto dall'articolo)