Lunedì 21 settembre si celebra la Giornata mondiale dell'Alzheimer 2020 per informare e lottare contro lo stigma che ancora circonda i 600 mila malati italiani (per informazioni alz.org o alzheimer.it.
Per poter curare l'Alzheimer è indispensabile identificarlo il prima possibile, così da poter intervenire con farmaci (ancora sperimentali) in grado di arrestare i danni alle cellule del cervello.
Per questo sono molto interessanti gli studi delle università di Lund (Svezia) e della Washington University di St.Louis (Usa) per il dosaggio nel sangue delle proteina p-Tau-217, che consente di diagnosticare la malattia fino a vent'anni. Altro interessante strumento per la prognosi precoce è un software realizzato allo Stevens Institute of Artificial Intelligence (New Jersey, USA), che consente una diagnosi precoce basandosi sulle alterazioni del linguaggio tipiche dell'Alzheimer. Da una scoperta invece italiana arriva l'individuazione di un malfunzionamento di una piccola area nelle profondità del cervello (area tegmentale ventrale), che è uno dei primi eventi nello sviluppo dell'Alzheimer. Dalla Corea infine il test che individua nelle secrezioni nasali gli oligomeri di amiloide-beta, che provoca alterazioni dell'olfatto presenti in fase precoce nei pazienti con Alzheimer.
Per quanto riguarda la prevenzione, sono stati individuati dalla Commissione Lancet, tre nuovi fattori di rischio per Alzheimer (eccessivo consumo di bevande alcoliche, inquinamento atmosferico e traumi cranici), che si sommano ai nove già noti (scarso livello di istruzione, ipertensione, riduzione dell'udito, fumo, obesità, depressione, sedentarietà, diabete, ridotta vita sociale).
Si arriva così a 12 i fattori di rischio potenzialmente modificabili per tenere lontano l'Alzheimer.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)