In Italia circa seicentomila persone soffrono di Alzheimer. Uno degli ostacoli alla cura di questa patologia è rappresentato dal fatto che questa patologia non ha dei sintomi chiari e distinti al suo esordio. Quando si arriva ai «buchi» di memoria, solitamente la demenza è già conclamata e non si può far altro che cercare di ritardarne la progressione. Per anni, anche decenni, i sintomi possono essere minimi. Eppure, sono diversi i segnali da cogliere che, se messi assieme, devono quanto meno indurre ad approfondire gli accertamenti. Uno di questi è dato dall’alterazione del linguaggio che, in una persona adulta o anziana che non ne ha mai sofferto prima, potrebbe far sospettare una diagnosi di Alzheimer. A confermare l’ipotesi è l’esito di una ricerca realizzata da un gruppo di scienziati dell’Università di Bologna e dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, pubblicata sulla rivista “Frontiers in Aging Neuroscience”.
(Fonte: tratto dall'articolo)