La dopamina, un neurotrasmettitore che è da sempre al centro dei trattamenti farmacologici di pazienti affetti da malattia di Parkinson, potrebbe rivelarsi efficace anche per contrastare i deficit cognitivi e di comportamento provocati dalla malattia di Alzheimer. Un’ipotesi emersa già poco più di un anno fa su modello animale e adesso confermata anche sull’uomo. Sono italiane le firme in calce a questa scoperta che conferma un cambio di paradigma nella lotta alla più diffusa forma di demenza senile. Quella che finora era considerata «soltanto» come la malattia della memoria, potrebbe in realtà essere una condizione neurodegenerativa diffusa, di cui la difficoltà nel ricordare nomi, luoghi e azioni rappresenterebbe una sola faccia rispetto a un «poliedro» di segni e sintomi.
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