Il farmaco approvato dalla Food&Drug Administration, noto come aducanumab (nome commerciale Aduhelme) promette di rallentare il devastante processo di distruzione del cervello noto come malattia di Alzheimer. Aducanumab è un anticorpo monoclonale che si assume con un'infusione mensile in vena. A differenza dei farmaci normali, che conosciamo come "small molecules", piccole molecole, l'anticorpo monoclonale è una struttura proteica che tende a legarsi al bersaglio, in questo caso la proteina Beta-amiloide, ritenuta la causa scatenante del morbo. La sua reale efficacia, in realtà, non è per ora del tutto certo. Ecco perché la Fda ha chiesto alla società produttrice, la Biogen, di condurre un ulteriore studio clinico di Fase 4.
Di certo finora è che si tratta di un farmaco curativo, che non permette di recuperare le capacità cognitive perdute, però, secondo gli studi, contrasta l'evoluzione della malattia. I margini di incertezza sono dovuti, tra l'altro, alla difficoltà di classificare i malati in modo omogeneo. Tra i misteri dell'Alzheimer, infatti, c'è quello legato al decorso. In alcuni casi l'evoluzione è catastrofica, in altri è lenta. Valutare, quindi, la progressione del morbo non è semplice: un tumore, al contrario, assomiglia per gli specialisti a una sorta di scatola di cristallo. Il farmaco, prima nuova terapia a cui si dà l'ok dal 2003, sarà destinato ai pazienti con sintomi lievi e intermedi. I tempi di approvazione sono stati ridotti, seguendo la logica dell'urgenza applicata per i vaccini anti-Covid, valutandone la sicurezza e perciò l'assenza di effetti avversi. In Europa sarà compito dell'Ema valutare l'aducanumab, il quale passerà poi al vaglio delle agenzie nazionali, come l'Aifa italiana.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)