Secondo l’ipotesi formulata da una ricerca condotta da un team dell’Università di Cincinnati pubblicata dal Journal of Alzheimer’s Disease, la malattia di Alzheimer potrebbe essere causata da una riduzione dei livelli della proteina solubile beta-amiloide, piuttosto che dalla formazione delle sue placche. Per gli scienziati le placche amiloidi, da sempre considerate la causa della malattia di Alzheimer, sono semplicemente una conseguenza della riduzione dei livelli di beta-amiloide solubile nel cervello.
Livelli che si ridurrebbero dal momento che la proteina normale, in condizioni di stress biologico, metabolico o infettivo, si trasforma nelle placche amiloidi. A supporto di questa ipotesi ci sono anche dei risultati di trial clinici che mostrano che la riduzione dei livelli di beta-amiloide solubile determina un peggioramento degli outcome clinici. Per lo studio, il team ha analizzato i livelli di beta-amiloide in un subset di pazienti con mutazioni che predicono una sovraespressione di pacche amiloidi nel cervello, quindi più suscettibili a sviluppare la malattia di Alzheimer.
In questa popolazione, i ricercatori hanno evidenziato che gli individui che già accumulano placche nei loro cervelli e che sono in grado di generare elevati livelli di beta-amiloide solubile, hanno un rischio più basso di andare incontro a demenza in un periodo di tre anni.In particolare, con un livello al baseline di beta-amiloide solubile nel cervello oltre i 270 picogrammi per millilitro, le persone restano normali a livello cognitivo, indipendentemente dalla quantità di placche di proteina beta-amiloide nei loro cervelli.
(Sintesi redatta da: Anna Costalunga)