Uno stile di vita fisicamente molto attivo e ad una dieta ricca di fibre, composta principalmente da verdure, pesce e carne magra, previene l'invecchiamento delle funzioni cerebrali. Lo hanno scoperto i ricercatori della USC Leonard Davis School of Gerontology, coinvolgendo 746 membri adulti di una popolazione che vive nell'Amazzonia boliviana, gli Tsimane.
Dopo averli sottoposti ad una tac, è emerso come la perdita di volume del loro cervello, tipico segnale della demenza, risulti del 70% più lenta rispetto alle popolazioni occidentali. Il paragone messo in campo dai ricercatori è quello con le abitudini delle nazioni industrializzate, dove si conduce una vita sedentaria e si consumano molti cibi dotati di grassi saturi. “Gli Tsimane sono un esperimento naturale sui potenziali effetti negativi degli stili di vita moderni sulla nostra salute”, ha riferito Andrei Irimia, uno dei firmatari dello studio pubblicato su The Journals of Gerontology. “Questi risultati indicano che l'atrofia cerebrale può essere rallentata con gli stessi fattori dello stile di vita che riducono il rischio di malattie cardiache”, ha aggiunto.
Secondo gli esperti, il basso rischio cardiovascolare di questi indigeni potrebbe superare il rischio infiammatorio, ma contribuisce a porre interrogativi sulle cause di demenza. Tra le ipotesi, quella per cui nelle popolazioni occidentali, l'infiammazione sia correlata a fattori quali obesità e cause metaboliche, mentre negli Tsimane a infezioni respiratorie, gastrointestinali e parassitarie.
“Il nostro stile di vita sedentario e la dieta ricca di grassi e zuccheri, possono accelerare la perdita di tessuto cerebrale con l'età e renderci maggiormente vulnerabili a malattie come l'Alzheimer”, ha spiegato ancora Hillard Kaplan, altro autore dello studio.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)