Se in altri Paesi dell'Europa e del mondo, hanno già ricevuto un riconoscimento giuridico, in Italia sono ancora invisibili: parliamo dei careviger, ovvero coloro che si occupano di figli, coniugi, genitori, parenti colpiti da forme di disabilità gravi e gravissime. Hanno chiesto forme di tutela, di riconoscimento del diritto al riposo o ad un aiuto in caso di malattia, ma dall'Italia non è ancora arrivata nessuna risposta. Per questa ragione hanno scelto di portare avanti un ricorso contro l'Italia dinanzi al tribunale delle Nazioni Unite, accusando il Bel paese di violazione della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.
La convenzione, in vigore dal 2009 e ratificata anche dall'Italia, non è rispettata, secondo i ricorrenti, dal nostro Paese. La presidente del Coordinamento nazionale delle famiglie disabili, Maria Simona Bellini, ha voluto sottolineare l'importanza della reale applicazione della Convenzione oggetto del ricorso: essa garantirebbe tutele e diritti ad una categoria, come quella dei careviger che attualmente non esistono per lo Stato ed anzi spesso suppliscono quest'ultimo, che resta carente nel settore welfare.
La necessità di un riconoscimento giuridico e di una maggiore tutela, viene dal fatto che i careviger costituiscono, come confermato da uno studio di Elisabeth Blackburn, premio Nobel per la medicina 2009, la categoria in assoluto più sottoposta a stress fisici ed emotivi e hanno un'aspettativa di vita ridotta dai 9 ai 17 anni. Il Parlamento italiano ha avanzato solo recentemente una proposta di legge su Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno dell’attività di cura e assistenza assegnata alla Commissione Affari sociali, ma il suo esame non è ancora iniziato perché all’interno della norma si prevede un maggiore impegno economico da parte dello Stato, non calcolando che, senza l’impegno gratuito da parte dei careviger il sistema welfare crollerebbe.
(Fonte: tratto dall'articolo)