«Mi sono ripreso la vita», esulta Fabio Lazzaroni, 64 anni, un romano che a giugno scorso ha lasciato l’ufficio amministrativo in cui lavorava ed è andato in pensione. «Leggo libri e giornali e mi sono iscritto a un corso d’inglese».
Gli studiosi definiscono questo momento: «effetto luna di miele».
Non si timbra più il cartellino, e la sveglia non serve più, ci si sente liberi e lontani dalla monotonia del lavoro. Col passare del tempo, ci si rende conto che se non si coltivano hobby e amici, prende il sopravvento la noia. Così la napoletana Roberta Micheli racconta che dopo «Una festa durata un anno, mi sembrava di essere in ferie. Poi ho realizzato che non sarei mai tornata dai miei colleghi e mi è presa la tristezza».
Oggi però si parla di «invecchiamento attivo» e per molti riempire la giornata non è un dramma, le occasioni per scacciare la noia sicuramente non mancano, a partire dal volontariato, ovvero dallo sport e da attività che prima non si aveva il tempo di fare.
Qualche rischio però potrebbe essere in agguato, secondo uno studio dell’Università di Bonn (Germania), può essere che con la pensione si incrini l'equilibrio di coppia e parla di sindrome dell’husband retirement: la moglie che non era abituata a vedere il marito tutti i giorni tra i piedi cade in depressione.
(Sintesi redatta da: Righi Enos)