I dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che indicano pesanti differenze tra i cittadini a seconda della regione di residenza e il livello d'istruzione, inficiano i principi fondanti del Servizio Sanitario Nazionale che sono l'universalità, l’uguaglianza e l’equità. Di fronte a questi dati i medici non possono rimanere indifferenti – afferma Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Occorre riformare il Sistema sanitario. «L’aziendalizzazione, fissando solo obiettivi economici e dimenticando la dimensione umana, ha schiacciato il rapporto medico-paziente e ha prodotto un apparato che finisce per penalizzare gli stessi cittadini. L’attuale ripartizione del fondo sanitario nazionale, che è perequato in ragione del numero di soggetti anziani, penalizza le Regioni del Sud e genera disuguaglianze. A questo depauperamento di fondi, al Sud, vanno sommati il disagio sociale, i bassi livelli di istruzione, le malattie, e, dulcis in fundo, la mobilità, i pazienti che vanno a curarsi in altre Regioni a spese della Asl di appartenenza, che sottrae ulteriori risorse al territorio. È, insomma, un circolo vizioso, che genera disuguaglianze anziché calmierarle. Il sistema sanitario deve porsi obiettivi di salute, e deve porseli in maniera uguale per tutti». Secondo Anelli occorre modificare i parametri di attribuzione del fondo sanitario, tenendo in considerazione fattori socio-economici come la povertà e la scarsa consapevolezza culturale o le condizioni ambientali, eliminando le disuguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali, e insieme aumentare i fondi destinati al Ssn. In alternativa il rischio è un Servizio Sanitario Nazionale con vaste aree di insostenibilità, che non riesce più a fornire le cure ai cittadini più deboli, e che si espone a essere vicariato da un sistema di assicurazioni, per cui chi può pagare sarà curato adeguatamente e chi non può rinuncerà alle cure.
(Fonte: tratto dall'articolo)