L’olfatto diminuisce con l’età, di media con un deficit del 25% dopo i 65 anni che può diventare il 50% per gli ultraottantenni. Sono alterazioni fisiologiche normali, ma non vanno sottovalutate, perché si rischia di far diminuire la qualità di vita delle persone coinvolte, anche se la percezione individuale della perdita è minore, rispetto alla perdita del gusto. Per individuare il declino dell’olfatto si utilizzano gli “sniffing test”: al paziente si fanno sentire una serie di odori comuni (da 8 a 16) che dovrà identificare. I fattori di rischio per l’olfatto sono, oltre l’età, molte malattie croniche e l’uso dei farmaci che possono alterare anche il gusto. Il calo di quest’ultimo porta come conseguenza l’inappetenza, con tutti i problemi nutrizionali a seguire. Infatti gli anziani cercano di arricchire le pietanze con sale e spezie, attitudine che può comportare grossi rischi soprattutto per chi soffre di ipertensione. Se è vero che non si possono contrastare le conseguenze dell’età, si può intervenire sui fattori esterni, come l’abuso di alcol e la cura delle patologie che coinvolgono la mucosa nasale, oltre a tutte le azioni di contrasto all’invecchiamento del cervello, utili anche per salvaguardare l’olfatto.
(Sintesi redatta da: Balloni Flavia)